Dialogo interculturale, valore del rispetto delle singole identità dei popoli e delle loro tradizioni, importanza della collaborazione con le comunità straniere sul territorio quale arricchimento culturale e opportunità di crescita, ma anche di investimento per i Siciliani: sono questi i temi che abbiamo affrontato nell'intervista con l'avvocato Francesco Campagna, Console Onorario del Ghana in Sicilia dal 22 dicembre 2014. Tra gli argomenti toccati, anche il tema dell'intreccio tra le due culture che Korai x Kente ha riproposto attraverso l'impiego del Kente, trama preziosa prodotta in Ghana, affidata alla creatività e sapienza manifatturiera di designer e artigiani siciliani. Fra tradizione ed innovazione.
Da quanto tempo ricopre la sua carica di Console Onorario del Ghana in Sicilia?
Esercito le mie funzioni da circa un anno: il provvedimento di exequatur, con cui il Ministro degli Esteri mi autorizza ad esercitare la rappresentanza del Ghana in Sicilia e Calabria, é del 22 dicembre 2014.
Quali sono gli obiettivi posti dall'origine del suo mandato?
L'ufficio del Console Onorario ha il compito di tutelare i diritti dei cittadini ghanesi presenti nel territorio di competenza, promuovere gli scambi commerciali e sostenere il dialogo culturale tra i due Paesi.
Cosa ha significato per la comunità ghanese in Sicilia l'apertura di un consolato nel capoluogo siciliano? E cosa ha significato per i Siciliani?
I cittadini ghanesi, attraverso il Consolato, possono ottenere certificazioni anagrafiche e altri documenti senza essere costretti a recarsi al Consolato Generale a Roma; inoltre il Console garantisce una interlocuzione con le istituzioni territoriali, recependo le istanze che la comunità sviluppa durante il percorso di integrazione. La circostanza per cui il Consolato di Palermo é affidato ad un avvocato si traduce nella ulteriore possibilità di fornire tutela legale qualificata. A ciò aggiungo che la rappresentanza Consolare in città agevola una più matura percezione della comunità ghanese, non più indistintamente identificata come "africana" ma finalmente considerata correttamente quale espressione di un popolo, proveniente da un proprio territorio determinato, nel contesto di quel colorato "universo" di varia umanità che é l'Africa. D'altro canto i Siciliani avranno l'opportunità di acquisire un maggior numero di informazioni sul Ghana e sui suoi cittadini, e le imprese potranno valutare nuove opportunità di investimento in un contesto di vibrante sviluppo quale é quello dell'Africa Occidentale Subsahariana.
A due anni dal Convegno del Ghana Business Forum, cosa ne è stato dei buoni propositi di tante giovani realtà siciliane?
Con il Ghana Business Forum del 2013, per la prima volta é stata aperta una finestra sul Paese. E' stata l'occasione per iniziare a costruire una rete di soggetti che guardano con curiosità al Ghana, e l'ampia visibilità dell'evento ha posto le basi per l'attività del Consolato.
Come s'inserisce in questo quadro il progetto Korai x Kente?
Korai x Kente é un progetto sicuramente dotato di fortissimo appeal. Personalmente lo ritengo un esempio di come sia possibile valorizzare tecniche e saperi antichi attraverso un innesto che produce innovazione; è importante perché racconta dell'identità di un popolo attraverso l'opera delle mani sapienti di artigiani siciliani, figli e figlie di un'altra terra, e l'intreccio che ne scaturisce é una trama di bellezza, un racconto nuovo e affascinante.
Perché il Kente? Cosa può raccontarci di questo tessuto della tradizione ghanese?
Il Kente richiama la regalità degli Ashanti, il gruppo etnico ghanese che per secoli, prima della conquista inglese, regnava su un ampio territorio, avendo sottomesso le altre tribù. Ancora oggi il Kente é, per tutti i Ghanesi, lussuoso simbolo di dignità regale, da indossare nelle occasioni più importanti. E' un patrimonio da tutelare; preservandone l'integrità e il valore, Korai x Kente ne svela la bellezza, ed il racconto che accompagna ogni prodotto KxK regala al Kente nuove pagine di storia: attraverso un cravatta in Kente al collo di un avvocato o una variopinta coppola in testa ad un musicista.
Nell'epoca del tutto e subito, del fast fashion, del chip and chic, qual è il valore di una produzione artigianale, green e sostenibile come quella del brand Korai x Kente?
Credo che ad un manufatto artigianale di qualità debba essere sempre riconosciuto un valore elevato perché é frutto di un'opera irripetibile, arricchita dalla passione e dedizione dell'artigiano; ogni prodotto é unico e come tale deve essere presentato. Ho sempre pensato che acquistare un prodotto artigianale dalle mani di chi lo ha creato é un po' come entrare in intimità con il suo creatore, sperimentare parte del suo estro, portarsi via un po' della sua magia.
Quanto ai profili di sostenibilità, si tratta di sostenere le filiere produttive rispettose dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori nella consapevolezza che non é più possibile distinguere tra responsabilità sociale e responsabilità ambientale: ciò che é buono per l'ambiente é buono per l'uomo e viceversa; le soluzioni diverse si sono rivelate fallaci e distruttive. Nel caso del Kente si tratta di sostenere una produzione secondo tecniche tradizionali (i telai utilizzati sono gli stessi da secoli), conservando in questo modo una identità culturale; d'altro canto, l'ibridazione raggiunta attraverso il coinvolgimento degli artigiani siciliani non é una degenerazione bensì una gemmatura.
Korai x Kente sostiene anche le donne dei villaggi ghanesi attraverso un progetto di microcredito promosso dalla ONG Ashanti Development. Sempre più spesso di parla di moda e solidarietà. Qual è la sua opinione? Può un progetto di moda aiutare a scuotere le coscienze?
Io credo che in ogni progetto commerciale debba essere individuato il destinatario ultimo: se questo é l'uomo e la sua Comunità allora l'operazione è valida; invece, se l'orizzonte ultimo é il mero profitto, il progetto vacilla. La connessione di KxK al progetto di charity intende rendere evidente la prospettiva adottata: uno sviluppo umano integrale, con riferimento specifico ad una fascia di popolazione oggi marginalizzata. Ho apprezzato molto la scelta di Korai - Società di sole donne - di sostenere altre donne nell'avvio dei loro progetti di microimpresa. Sono sinceramente convinto che lo sviluppo autentico, soprattutto nelle realtà rurali africane, ha il volto delle donne.
Secondo la sua opinione, l'integrazione culturale fra due popoli costretti a convivere nello stesso paese è realmente possibile? Quanto può aiutare in questo senso la nascita di progetti come KxK?
Da sempre le vie dell'integrazione incrociano la piazza del mercato: un progetto commerciale equilibrato e rispettoso delle parti coinvolte é uno strumento potente per sostenere i processi di inclusione sociale, purché siano effettivamente coinvolti anche i soggetti più deboli e non siano strumentalizzati e sacrificati all'altare del profitto. Nel caso di KxK vi é una forte connotazione culturale del prodotto che si traduce quindi in una grande responsabilità a carico di Korai, tenuta a mantenere alta la qualità dell'operazione e la fedeltà all'idea originaria, nel rispetto di uno dei tesori più cari al popolo ghanese.
A pochi giorni dagli attacchi terroristici di Parigi, è possibile parlare ancora di solidarietà e integrazione tra i popoli? Possiamo ancora nutrire la speranza di un mondo integrato, pacifico e multiculturale?
L'attuale contesto internazionale preoccupa, é vero, ma non ci si può abbandonare alla paura; un'alternativa alla guerra é sempre possibile e deve essere perseguita con forza e decisione. Gli attori internazionali si occuperanno dello scenario globale, ma io credo che chiunque debba contribuire alla costruzione della pace, giorno dopo giorno, curando con passione e attenzione "artigianale" le relazioni tra le persone, esercitando un sano discernimento.