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Susanna Gristina

Intervista a Florinda Saieva, avvocato, mamma di due bambine, ideatrice e direttore generale di Farm


Florinda Saieva con le figlie Carla e Viola alla presentazione TedxTorino

Siamo a Favara in compagnia di Florinda Saieva, ideatrice e fondatrice nel 2010, insieme al marito Andrea Bartoli, di Farm Cultural Park, centro culturale indipendente sorto presso i Sette Cortili in questo piccolo comune della Sicilia, in provincia di Agrigento. Precisamente ci troviamo seduti in un delizioso angolino del Cortile Bentivegna, nel cuore di Farm, ma è come se fossimo stati accolti da Florinda nello spazio più accogliente della sua casa, perché questo Farm rappresenta per lei e la sua famiglia: una seconda casa (se non addirittura la prima).

Ci troviamo, dunque, ad ascoltare proprio dall'anima femminile del duo dei suoi fondatori il racconto di quello che è diventato un simbolo ed un esempio di riqualificazione e rigenerazione creativa di luoghi e comunità nel cuore della Sicilia e che, in un progetto a due, poi esteso a una intera comunità ha realizzato uno spazio-fucina di arte, educazione alla sostenibilità e alla bellezza per costruire un futuro di felicità per Favara e le nuove generazioni.

Florinda, Favara è una piccola cittadina della provincia di Agrigento con un centro storico che, fino a qualche anno fa, cadeva in rovina. Oggi, quello stesso centro storico si è trasformato in un'oasi culturale in fermento. FARM è proprio come suggerisce la parola: una laboriosa fattoria di idee in cui creatività, arte, cultura prendono forma, si materializzano?

Credo che i sette anni siano la dimostrazione che le idee, ossia, come le definisce il vocabolario, le rappresentazioni di un disegno della mente, possano realmente prendere forma e quindi è percepibile ai sensi ciò che le nostre menti hanno pensato e - come si dice, il tempo è galantuomo - non abbiamo mai visto sopravvivere delle idee per così tanto tempo.

Florinda Saieva

Cos'è che trasforma le risorse di un territorio in possibilità e poi in progetti concreti?

L’amore per la propria città, la volontà, il sacrificio e soprattutto l’esempio. Immaginate se noi avessimo detto che le cose possono cambiare standocene a Parigi? E invece in modo silenzioso abbiamo fatto e continuiamo a fare quello che è nelle nostre possibilità dimostrando che le cose si cambiano con le azioni.


Sei originaria di Favara. Cosa direbbero i tuoi occhi da bambina di allora della Favara di oggi? Favara è la stessa di un tempo?

Lavorando con tanti bambini spesso chiedo loro qual è la città più bella del mondo, e che provengano da una metropoli o da un piccolo paesino sperduto, mi rispondono che la più bella città è la propria. Io appartengo a questa categoria di bambini, anche se ormai adulta, e se fossi bambina oggi ne sarei innamorata ancor di più di come potevo esserlo tanti anni fa. Il paese è cambiato tantissimo, si è migliorato molto, ma la strada è lunga, forse tra 20 anni sarò ancora innamorata di Favara ma con la consapevolezza di un adulto.


Florinda Saieva e Andrea Bartoli, ideatori e fondatori di Farm Cultural Park

Quando si arriva a Farm si vive la sensazione di attraversare una porta e di entrare in un nuovo piccolo mondo, una dimensione altra, personale, con un suo stile, un suo carattere, gusto, quello appunto dei padroni di casa. Cosa rappresenta per te Farm? Potresti definirla come una seconda casa?

Io amo definire Farm come la mia terza figlia disobbediente come Carla e Viola, ma come i figli a nostra immagine e somiglianza. Forse è la mia prima casa, considerando che trascorro quasi tutta la mia giornata dentro Farm.



Sappiamo che avete vissuto diversi anni all'estero e in Europa. Cosa spinge a mettere radici in un posto quando tutto attorno sembra suggerirti il contrario, quando puoi scegliere come fanno molti di andare altrove?

Credo che andare altrove sia necessario per tornare, e non nego che una persona curiosa e irrequieta come me abbia deciso di rimanere per sempre a Favara, ma ora ci sto e bene.

Ciò che mi ha spinto a tornare è stato l’amore verso la mia famiglia. Non potevo impedire a Carla e Viola di crescere lontane dall'affetto del papà, dei nonni e delle zie, per cui abbiamo deciso di tornare nella nostra terra dando priorità agli affetti, ma non negandoci l’opportunità di fare qualcosa che ci facesse stare bene senza dover vivere fuori: del resto le città cambiano perché le persone le fanno cambiare.


Florinda Saieva

Quanto di te hai sacrificato per tutto questo, e come questa esperienza ti ha cambiato, e pensi stia influenzando il tuo futuro e quello dei tuoi cari?

Non mi piace parlare di sacrifici, ma di impiego diverso delle energie. Non ti nego che ogni tanto mi chiedo chi me l’ha fatto fare, ma subito mi ricredo. La mia vita e quella di chi mi sta attorno è certamente cambiata, arricchita e migliorata dall'incontro di persone meravigliose, dalla rottura di scatole che si presentano ogni giorno e che mi hanno fatto riscoprire una pazienza che non sapevo di possedere; ma la cosa più importante è che io mi sento felice.


Farm appare anche come una grande comunità, una comunità aperta, viva, arricchita dal contributo delle persone che vivono al suo interno e mettono a disposizione il loro tempo e il loro talento, o che, se di passaggio, decidono di lasciare una traccia di sé. E' questa la chiave del successo di questo progetto?

Io e Andrea siamo stati i promotori di questo progetto, ma non avrebbe avuto modo e senso di esistere senza la Comunità.


A Farm è evidente l'attenzione rivolta verso i bambini, e sono molti i progetti e le iniziative a loro dedicati. Qual è l'obiettivo che sta dietro a progetti di successo come quello ad esempio della Scuola di Architettura per bambini di Sou? Qual è l’insegnamento che Farm vuole lasciare a questi bambini?

Insegnare???? Più che altro noi vorremmo costruire insieme a loro un mondo migliore lavorando insieme su dei valori che non sono per forza legati alla ricchezza, ma alla bellezza e allo stare bene insieme.

Florinda Saieva

All'origine della storia di Farm c'è un particolare e triste evento: nel 2010 perdono la vita le sorelline Bellavia per il crollo di una antica palazzina del centro di Favara. Questo evento oggi, pur nella sua tragicità, è divenuto simbolo del "possibile", di rinascita territoriale dal degrado, dalle macerie. Cosa può insegnarci tutto questo? Cosa racconta alle nuove generazioni?

Il tragico evento ha anticipato i tempi di Farm e purtroppo ancora oggi ci sono situazioni di degrado simili, ma, come tutti gli eventi tragici e di crisi, segnano la linea di confine dalla quale ripartire e risalire. Mi auguro che la città possa continuare la sua ascesa senza aspettare di dover ricadere in basso per ripartire.


Fra tutti i tanti progetti realizzati ed ancora in cantiere, qual è o qual è stato quello più ambizioso? Ed esiste forse ancora un particolare progetto per Farm gelosamente conservato nel cassetto in attesa di tempi più maturi per potere essere realizzato?

Sicuramente il progetto a cui tengo di più è il Children's Museum, ma il mio sogno nel cassetto è quello di poter tornare a Farm da ospite e vedere che tua figlia è ormai cresciuta in autonomia.

Florinda Saieva

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